Torino 2006 è vicina

Come molti sanno fra circa tre anni l’Italia e segnatamente Torino sarà invasa per quindici giorni da circa 1500 giocatori di scacchi provenienti da 150 federazioni. Un’occasione che non si deve perdere per tentare di dare ossigeno ad un movimento scacchistico asfittico, avviluppato su se stesso, incapace di produrre giocatori di livello mondiale.

Si tratterà di una vetrina importantissima, forse decisiva, per gli scacchi in Italia. Una vetrina che inesorabilmente metterà in luce tutte le ombre e che potrebbe servire da volano per migliorare una situazione che è, ad essere ottimisti, comatosa: tra gli uomini non riusciamo a portare un giocatore a sfiorare i 2600 di Elo Fide e, soprattutto mentre all’estero l’età dei G.M. continua a diminuire vertiginosamente da noi non si riesce a crearne uno che abbia meno di trent’anni. 

Paradossalmente va un po’ meglio fra le donne: con altre due in squadra a livello di Elena Sedina si potrebbe lottare per una medaglia e così rimanere sulle pagine dei giornali italiani tutti i giorni per quindici giorni.

Questo è solo uno dei tanti aspetti, sui quali, ospitando le Olimpiadi, bisognerebbe cominciare velocemente a fare una proficua  riflessione. Ma bisognerebbe rifletterci sopra conoscendo a fondo i problemi degli scacchi in Italia e la manifestazione olimpica.

 

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